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Se ti dicono “corso di vendita” cosa pensi?
Come venditori siamo molto sensibili alle immagini evocate dalle parole che usiamo. Fa parte del nostro mestiere: ciò che diciamo contribuisce a creare immagini nella mente del cliente che, su queste immagini, prenderà buona parte delle proprie decisioni.
Quando parlo con qualcuno, cliente o prospect che sia, noto spesso le diverse interpretazioni delle parole “corso di vendita”.
Ovviamente chi è un addetto ai lavori ha una visione molto specifica e dettagliata di ciò che significhi; ma quali immagini si creano venditori e sales manager quando pensano ad un “corso di vendita”?
Sono un venditore senior. Vedo un’aula con una persona, il docente, che racconta come sia strutturata l’attività di vendita e quali siano le “tecniche” da utilizzare per concludere le trattative con i clienti. Se sono nato prima del 1970 forse lo immagino ancora mentre illustra i lucidi (anche se uso PowerPoint da oltre vent’anni), altrimenti lo vedo mentre illustra le slide in una stanza non troppo buia. Vedo un quarantenne, ben vestito, che usa alcuni termini inglesi come se fossero di utilizzo comune e che, con molta energia, snocciola concetti e pone domande aspettando la risposta con l’aria di chi la risposta la sa e vuole vedere se tu, con la tua esperienza, c’eri già arrivato o hai sprecato buona parte della tua vita di venditore su cose di minore importanza. Inoltre con tutto quello che ho da fare e con la chiusura del trimestre, mi vedo intrappolato in aula mentre i miei clienti richiedono la mia attenzione e, se no li sento, potrebbero cambiare idea! Inoltre, dopo oltre vent’anni di vendita, di tecniche ne conosco abbastanza e con i miei clienti tanta teoria non serve. E’ vero che non si smette mai di imparare, ma io devo vendere, mi spiace.
Se sono un venditore junior vedo un signore sui 50 anni, che trasmette esperienza e usa poco le slide. Crea subito un buon rapporto con i venditori senior e dalle battute di inizio sessione capisco che loro fanno parte di un “club” riservato a chi ha esperienza e che sarò costretto ad assistere ai segni di reciproca approvazione che il docente i miei colleghi più anziani si scambieranno. Però sono qui per imparare e, anche se cerco di conservare l’atteggiamento di chi ha cose più importanti da fare, questa “roba” mi interessa perché voglio diventare un professionista della vendita.
Anche il sales manager vede l’aula ma la prima immagine è quella dei suoi venditori, non del docente. Li vede seduti composti con aria professionale; sa però di avere un vantaggio rispetto al docente: lui conosce esattamente sia pregi, sia le aree deboli dei propri venditori. Ad esempio sa chi si atteggerà da navigato professionista e intavolerà discussioni strategiche ma, purtroppo, è il terzo trimestre che non raggiunge i target perché, in verità, non riesce ad aprire nuove trattative. L’ego del sales manager gli sussurrerà, forse, che probabilmente avrebbe potuto tenere lui un corso di vendita ai propri venditori ma il suo spirito pratico lo indurrà a sperare che imparino qualcosa che permetta loro di essere più efficaci e chiudere più trattative.
Queste immagini sono state create per gioco e, forse, in alcuni casi si avvicinano al vero.
Le realtà che incontro in aula – e credo che molti colleghi lo possano confermare – è però diversa. Le persone che partecipano ai workshop e alle giornate di training (che siano venditori senior, junior o sales manager), indipendentemente dalle immagini mentali con le quali si presentano, nel giro di qualche ora hanno voglia di mettere in gioco la propria esperienza, di discutere, di trovare conferme e nuovi spunti per migliorare il loro livello qualitativo di venditori professionisti.
L’esperienza di coloro che sono sul campo da diversi anni è fondamentale per sostenere i concetti discussi; Di gran valore è anche l’inesperienza dei più giovani, che aiuta ad avere punti di vista alternativi e, alcune volte, innovativi.
Se devo descrivere ciò che vedo in un’aula dove si tiene un “corso di vendita”, mi costruisco un’immagine più simile ad un team di persone che lavora in modo critico sull’esperienza, che non a quella di un “docente” che trasferisce competenza ad un gruppo.
Questa, secondo me, è l’essenza della formazione nella vendita professionale.
Nelle aziende ci sono persone con un’esperienza solida e strutturata. Bisogna prendere il meglio da questa esperienza, integrarla con concetti nuovi dove necessario, creare dei modelli condivisi da manager e venditori, e ridistribuire a tutta l’organizzazione di vendita una “piattaforma” di riferimento per lavorare sui clienti in modo efficace, coordinato e consapevole.
Domanda per il sales manager:
Come posso raccogliere l’esperienza diffusa nel mio team di vendita e renderla fruibile a tutte le persone in modo strutturato?
Domanda per il sales professional:
Come posso consolidare le mie competenze di vendita e integrarle dove possibile per ottenere maggior controllo e maggiore efficacia nella mia azione su prospect e clienti?
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Vendere nell’era dell’IoT
Il 15 settembre scorso si è svolto a Verona l’evento Niagara Forum 2016, promosso da Tridium, società leader nelle piattaforme per la gestione e il controllo delle applicazioni basate sull’Internet of Things.
E’ stata un’occasione formidabile per presentare lo stato dell’arte della tecnologia IoT in ambito industriale. La proposta tecnologica presentata da alcuni player principali, tra i quali Cisco e Intel, ha disegnato un futuro denso di applicazioni definito, da molti operatori, agli albori.
Dal mio punto di vista è stato inoltre un momento di confronto, con alcuni player rilevanti, in merito agli aspetti legati alla proposta e alla vendita sia della tecnologia IoT, sia delle sue applicazioni.
Le riflessioni principali in merito alle dinamiche di vendita sono state orientate a capire come un’offerta tecnologica, in piena evoluzione, possa influire sul “modo di vendere” e di proporre soluzioni ai clienti.
La tecnologia a disposizione può essere utilizzata per un numero di applicazioni enorme. Questo significa che, dal punto di vista commerciale, ci saranno più occasioni di proporre soluzioni a clienti già acquisiti e la possibilità di approcciare nuovi clienti, ad oggi preclusi.
L’opportunità è allettante ma, come sempre, non possiamo affidarci solo alla tecnologia e alle sue peculiarità sperando che il cliente individui da solo il valore della nostra proposta. Se in alcuni ambiti tecnologici per il cliente è più agevole aver chiaro quali possano essere gli obiettivi da raggiungere e i risultati da produrre, nel caso in esame le cose cambiano. Dato che la tecnologia è “giovane” sia per chi la propone e sia, ovviamente, per chi l’acquista, è di fondamentale importanza costruire il valore della soluzione insieme al cliente. Il punto di attenzione si manifesta nel maggiore sforzo che il venditore dovrà fare per “immaginare”, con i diversi interlocutori coinvolti nel processo d’acquisto, come le applicazioni possano aiutarli nel loro lavoro e come possano soddisfare le loro esigenze.
Inoltre è fondamentale, per contribuire significativamente al successo di un’opportunità di vendita, la comprensione dei motivi strategici alla base delle scelte aziendali e dei risultati che i diversi livelli di management vogliono produrre.
Un altro fattore da considerare in questo scenario è che una tecnologia che fornisce un ampio spettro di possibilità potrebbe, in qualche caso, indurre il venditore a proporre soluzioni affascinanti a scapito della effettiva implementazione, minando l’ottica win-win alla base della vendita professionale.
La considerazione emersa, sempre valida nella vendita professionale, è di non cedere alla facile tentazione di lasciare che la tecnologia “si venda da sola” ma lavorare con il cliente per costruire, insieme, una soluzione che permetta a noi di contribuire alla soddisfazione dei nostri interlocutori e al cliente di individuare un partner affidabile.